What are you hoping for? Tra cartapesta, vetroresina, polvere di ferro, bitume e pittura acrilica, la cifra inconfondibile di Perino & Vele veste d’arte il palazzo dell’arte, in un metaracconto dove il passato e il contemporaneo sembrano intonare lo stesso canto. Nella loro narrazione la cartapesta acquista un valore fondamentale, sottraendo l’aura alla monumentalità. Ogni scultura si fa testimonianza di un momento preciso di una storia che rincorre simboli e metafore. L’effetto spiazzante degli oggetti di derivazione surrealista, gli echi teatrali cari all’Arte povera, fanno da contraltare a una visione quasi ludica e spiazzante dell’esistenza, la cui patina gentile è lontana dalla volontà di rassicurare l’occhio di chi guarda, invitandolo piuttosto a ragionare su un universo di lacerazioni e conflitti. Quegli stessi conflitti che, negli anni, hanno attraversato le stanze del Chelsea Hotel, infilandosi nei buchi delle serrature, scavandosi angoli nelle pareti, cercando spiragli tra le finestre. Senza conflitto, senza lacerazione, forse non sarebbe mai esplosa nessuna miccia.
“Ancora oggi, il Chelsea Hotel rappresenta nell’immaginario collettivo non solo un luogo leggendario che ha segnato per decenni la storia della cultura americana, ma anche un luogo dei sogni, magico e dannato. Il nostro Harry simboleggia dall’alto questo viaggio onirico denso di allusioni e metafore. Liberarsi da una camicia di forza e da qualsiasi disagio psicologico e sociale. La creatività in alcuni casi è così elevata che può divenire genialità ed esprimere un sentire così intenso e profondo da sfociare anche nella follia. Madeforyou V, un cavalluccio a dondolo che regge una landscape di sexy toys è un chiaro riferimento agli eccentrici personaggi che trasformarono il Chelsea Hotel in una culla della trasgressione e della liberazione sessuale. Alle pareti Deardeer e The homeless dog si collocano in questo progetto allestitivo come “oggetti d’arredo” narrando le tradizioni e le diverse sfaccettature della vita metropolitana newyorkese.
Grande Elpìs e From Here, lungo il percorso espositivo come a voler considerare il Chelsea Hotel un grande vaso di Pandora. Un grande contenitore che ha liberato sia tanti mali (sesso, droga, prostituzione, omicidio) che tanti beni (in senso culturale), con la speranza che possa rinascere come luogo per la cultura”. P.&V.
Il mito prende vita da un bottone
Dall’utopia sociale di Fourier a quell’hub dove scrittori, musicisti, attori, registi, pittori, fotografi hanno fatto la storia. Il Chelsea Hotel, situato al 222 West della 23esima strada, è il simbolo perfetto di una società in cui la diversità, la condivisione, la mescolanza di generi, offriva un’occasione di democrazia reale e di prosperità.
È questo il racconto di oltre un secolo di storia. Un unico filo rosso che lega le teorie filosofiche di Charles Fourier all’Urlo generazionale di Allen Ginsberg. Che fonde la perseveranza dell’architetto che lo progettò, Philip Hubert, con l’amore di una notte tra Leonard Cohen e Janis Joplin. Dalla guerra di secessione americana alle lotte dei diritti civili fotografate da Fred W. McDarrah.
Qui gli scatti di diciotto dei ventidue protagonisti di “Stories from the Rooms”. Quei fotografi, che oltre a raccontarci l’eterogeneità del Chelsea Hotel, hanno saputo interpretare, con la loro arte, luoghi e protagonisti del XIX secolo, documentandone la potenza comunicativa che ha trasformato quegli spazi e quei protagonisti, in simboli.
Modern Music Masters in Chelsea Hotel
Dylan Thomas, Jeff Buckley, Madonna, Patti Smith, Mick Jagger, Woody Guthrie. Personaggi leggendari. Icone intramontabili. Star di moriniana memoria. A loro è dedicato il tributo di Stephen Alcorn, artista americano che, dai tempi degli studi a Firenze, vanta un rapporto privilegiato con l’Italia. Alcorn torna con Tempi Moderni, con una nuova e interessante esposizione di xilografie provenienti dalla collezione Modern Music Masters: non semplici opere d’arte, ma vere e proprie storie d’amore per il rock, il jazz e la canzone d’autore. Un tributo a quelle figure che transitate per l’albergo a mattoni rossi sono state parte determinante della vita di intere generazioni, perché capaci di lasciare un graffio nelle coscienze e di far bruciare la passione, di aprire nuovi orizzonti e di offrire stimoli di riflessione sempre nuovi.
“La musica popolare del XX secolo ha cambiato il mondo. Modern Music Masters rende omaggio alle donne e agli uomini che hanno lanciato un ponte tra tradizione e innovazione, arte e genio, composizione e improvvisazione, bianco e nero”. S.A.
Behind the doors
“La leggenda del Chelsea Hotel è fondata su centinaia di storie, fatti, personaggi, che si sono sovrapposti e intersecati nel corso dei decenni di una vita nemmeno tanto lunga.
Molti, per colmare la mancanza di non esserci stati negli anni leggendari, hanno affittato una camera, quando ancora era possibile, pur di respirarne un po’ dell’aria sulfurea.
La mia storia con il Chelsea è diversa. Ero a conoscenza della sua fama da cenni e riferimenti presenti in libri, film, documentari e articoli, ma le informazioni in mio possesso erano minime.
Non me ne sono mai interessata in modo particolare, finché non è saltato fuori il discorso con ONO arte e finché non ho visto alcune foto degli interni e dei personaggi che l’hanno popolato. In quel momento è nato il desiderio che mi ha spinto a cercare, leggere, guardare e ascoltare.
Da qui viene l’esigenza, o meglio, l’urgenza, di visualizzare alcuni dei momenti che hanno fatto la leggenda del Chelsea. L’idea è quella di aggirarsi nei corridoi, come un residente impossibile, aprire qualche porta e guardare all’interno di momenti particolari del vissuto dei personaggi che l’abitavano. La scelta di questi attimi è del tutto personale e arbitraria.
A fare da sfondo a queste “stanze” (tipo via crucis), la facciata dell’hotel nella sua componente architettonica e notturna.
In ultimo, Quentin Crisp, residente alieno dell’hotel e della città, come aliena sono io stessa e chi guarda dentro le stanze, che si trucca nel suo bagno. Appesi al muro, rigorosamente un po’ scrostato, immagini, facce, corpi, oggetti, di altre storie e altri residenti.
Alla fine mi sono chiesta quale personaggio contenuto nella leggenda avrei voluto essere.
La modesta risposta: Io avrei voluto essere il contenitore, l’Hotel Chelsea.” V.V.
No New York, Maybe New York, Yes New York 2021
musica originale di Tempo Fluido (Nicola Di Caprio, Cesare Malfatti, Gianni Sansone) – durata: 5’52”
Batterista, band, leader, compositore e artista. Nicola Di Caprio è l’esempio di come le ibridazioni possano portare a risultati straordinari, miscelando immagini e suoni, cultura alta e pop, ironia e denuncia. Pensata appositamente per Stories from the Rooms, la clip mixa numerose Gif, in un gioco di citazioni che rimanda, tra gli altri, a Basquiat, Television, Christo, Ramones, Debbie Harry, Lou Reed, Velvet Underground, Nico, Talking Heads, John Lennon, Woody Allen, Robert De Niro, Allen Ginsberg, Rammelzee, John Coltrane, Robert Longo, Patti Smith, Leonard Cohen. Un drappello di alcuni dei talenti che hanno contribuito a creare il mito di New York e a sedurre l’immaginario collettivo. Sfavillanti, creative, sensibili, imprevedibili, dadaiste, pop, le Gif di Di Caprio si offrono come dei “quadri in movimento” capaci di ricreare il caleidoscopio di emozioni che l’esposizione sa regalare. Esposte in diverse città, sia in Italia che all’estero (Milano, Napoli, Venezia, Torino, Roma, Parma, Trieste, New York, Istanbul, Vienna, Londra, Parigi, Ottawa, Halifax, Miami), rappresentano la traccia nascosta di un vinile da ascoltare e riascoltare più volte senza mai annoiarsi.