Venerdì 4 novembre ore 20.00
Miles e Juliette, une Histoire d’Amour Racconto di Riccardo Bertoncelli. Letture di Adele Cit...
Disegno digitale: Roberta Coralluzzo
“La Fotografia è verità, e il cinema è verità 24 volte al secondo”
Jean-Luc Godard
Nel Timeo Platone, nel raccontare il dialogo tra Socrate e Timeo, si sofferma sui quattro elementi fondamentali (fuoco, terra, aria, acqua) e li associa al tetraedro, all’ottaedro, all’esaedro e all’icosaedro. Alla terra viene affidata la forma cubica (l’esaedro), per la sua base quadrata e solida, ma anche perché perfettamente in linea con l’esperienza della terra nello spazio, perché la terra guarda in avanti, indietro, a destra, a sinistra, in alto e in basso, il che corrisponde alle sei direzioni nord, sud, est, ovest, zenit e nadir… insomma, la terra come totalità di sguardi, orizzonti, possibilità…
A partire da questa potente metafora del valore del cubo (esaedro, nella lettura platonica) come figura che celebra la terra, abbiamo voluto recuperare questa suggestione e realizzare una mostra emblematicamente denominata “Nouvelle Vague3”. Ebbene sì, una mostra au cube perché gli “elementi” che la compongono sono vari e stratificati: la fotografia, il disegno con la sua animazione, il racconto documentaristico.
E tutto questo a partire da quella corrente cinematografica denominata: Nouvelle Vague. È subito chiaro che questa corrente non è solo un’inconsueta innovazione del cinema ma una vera e propria “rivoluzione” che al cinema fa cambiare pelle, prospettiva, prassi e sensibilità del vedere. Certo è fondamentale ricordare che l’ansia del “nuovo” è un capitolo che tra gli anni ‘50 e ‘60 riguarda l’intero sistema cinematografico internazionale, ma in Francia, nell’arco di quel decennio, accade qualcosa di speciale. E proprio nel percorrere questo “momento speciale” nello spaccato espositivo ritroveremo un cinema che affilava le sue divoranti armi di “sensibilità pellicolare” (così Jean Vigo chiamava il cinema). Infatti i nostri “giovani turchi” Eric Rohmer, Jacques Rivette, Jean-Luc Godard, François Truffaut e André Bazin (che qualche anno prima, tra il 1948 e il 1949, frequentavano con assiduità la Cinémathéque di Avenue de Messine e il cineclub del Quartiere Latino del Cluny-Palace) proprio in quel decennio partono in gioiosa accelerazione contro “il cinema tradizionale francese” ovvero “un cinema anti-borghese fatto da borghesi per borghesi” (per dirla con sua Maestà Truffaut). Il coro di una generazione sempre più inquieta iniziava ad incontrarsi, a dialogare con passione e a farsi sentire a “piena voce” (direbbe Majakovskij).
Da qui l’esigenza di Tempi Moderni di voler raccontare al cubo quest’immaginario. Proponendo una retrospettiva fotografica che abita le varie stanze di Palazzo Fruscione dove troviamo diversi frammenti di vita e diversi processi creativi e di immaginario che pulsano in quel magnifico periodo che va dalla metà degli anni Cinquanta alla fine degli anni Sessanta del nostro amatissimo “secolo breve” che è appunto la Nouvelle Vague. E la mostra ne è straordinario momento di racconto e raccordo. E il coro di volti, situazioni, backstage, iconografie celestiali, Tempi Moderni lo ha voluto affidare alle opere fotografiche di Raymond Cauchetier, di Douglas Kirkland e ad alcuni percorsi tra immagini e documenti audiovisivi dell’Archivio Luce Cinecittà dove si racconta appunto l’Histoire d’une revolutionnette, del Festival di Cannes del 1968, che apre la strada al maggio francese. E ancora l’infanzia, come motore portante del tutto, e l’amore assoluto, che sfugge ad ogni regola, li ritroviamo nelle tavole di sensibilità estrema, disegnate da Victoria Semykina. Mentre la tensione critica della Nouvelle Vague la raccontiamo grazie all’intensità analitica dei testi curati magistralmente da Francesco Casetti che, su un filologico sfondo cromatico (il giallo, il rosa, il celeste), sono guida luminosa ai 3 piani dell’esposizione.
Appunto, 3, al cubo.
Intero: 8 euro
Ridotto: 5 euro ragazzi
Gratuito: per bambini e ragazzi fino ai 14 anni
lunedì chiuso
dal martedi al venerdi: 9.30-13.30/17.30-20.30
sabato e domenica orario continuato: 10.00-20.00
Palazzo Fruscione
Vicolo Adelberga 24, 84121 Salerno
Biglietteria presso Palazzo Fruscione oppure su www.ticketsms.it
Giunti alla sesta edizione, i racconti del contemporaneo continuano a muoversi nelle trame dell’interdisciplina e della contaminazione dei saperi. Sottolineando il forte desiderio di Tempi Moderni di cartografare diverse “situazioni culturali”, che quest’anno, a partire dai temi presenti nella mostra (la Nouvelle Vague), diventano un prezioso modello di narrazione storica, sociale, collettiva e intergenerazionale. La proposta di quest’anno è ancora più ampia, vorace e piena di spunti di curiosità. Ma solo con tali presupposti ci piace intendere il contemporaneo e raccontarlo. Una modalità che vuol farci, anche solo per un attimo, ripensare il nostro modo di mettere a fuoco il quotidiano e la fuggevolezza del nostro tempo. Il tutto, nello specifico di questa edizione, a partire dalle visioni, dal grande vitalismo misto ad innovazione dell’estetica e dell’ideologia della Nouvelle Vague.
Così come gli “elementi” che compongono la mostra, vari e stratificati sono anche gli “elementi” che compongono la Rassegna, quest’anno denominata, Histoire d’une revolutionnette: le immagini, con il cinema, il suono, con la musica da film e i concerti, le parole, con i talk e i tanti seminari che animano e raccontano la nostra “piccola rivoluzione”.
Gli eventi di talk, cinema e musica all’interno di Palazzo Fruscione sono a ingresso gratuito fino a esaurimento posti.
È consigliata la prenotazione online e su: booking@tempimodernidee.com
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