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ANTONIONI e VITTI

Una storia d’amore e di cinema

Disegno digitale: Roberta Coralluzzo

RASSEGNA
Racconti del Contemporaneo VI Edizione

Antonioni e Vitti
Una storia d’amore e di cinema

Sui Set 1959-1964
Fotografie di Enrico Appetito

Dall’8 ottobre al 13 novembre 2022

Complesso San Michele, Salerno via San Michele n.10

Una Storia d’amore e di cinema

Di Alfonso Amendola

Questa mostra è un dialogare. È un dialogo visivo, infatti, quello tra Michelangelo Antonioni ed Enrico Appetito. Un dialogo forte, costante, denso, appassionato ed analitico che si realizza sui due set de L’avventura (1959-60) e Il deserto rosso (1964) che, assieme a La notte (1961) e L’eclisse (1962), costituiscono la “tetralogia dell’incomunicabilità”. Il mestiere di fotografo di Enrico Appetito (magistralmente vissuto dentro le pieghe composite del grande cinema: Petri, Godard, Visconti, Fellini, dialogando con gli “esordienti” Verdone, Ferrario, Monteleone, Zaccaro e senza dimenticare i volti di Alberto Sordi o Maria Callas o Laura Antonelli) riesce a creare con questi due film di Antonioni un qualcosa di visivamente “intimo”, unico. E proprio questa “intimità”, questa unicità la mostra vuol raccontare attraverso una scansione espositiva che si muove anche come una “narrazione nella narrazione” verso il set, il “dietro le quinte”, i backstage, i momenti di ripresa, gli scenari, le linee di fuga, le occasionalità e ancora i corpi, i volti, le intensità espressive degli attori (Lea Massari, Gabriele Ferzetti e soprattutto di Monica Vitti: straordinaria musa inquieta di questi 2 film che sono, anche, 2 straordinari ritratti di donna: Claudia e Giuliana).
Appetito affronta il tessuto filmico delle 2 storie antonioniane con lo sguardo di chi sa che il vero statuto espressivo della fotografia non è soltanto “identità e memoria” ma è il continuo superamento della fissità, della staticità, del “congelamento” dell’attimo ritratto. Le fotografie esposte ce la raccontano tutta questa rigorosa dialettica (tra fotografia e cinema, ma anche tra regista e fotografo). Una dialettica che ritroviamo all’interno di un racconto in sequenze fotografiche che, gradualmente, vengono rese come testo unitario rispetto all’agire cinematografico. Progressivamente la fotografia di Appetito è prima parte integrata dell’opera filmica di Antonioni e poi diventa evidente la sua graduale “autonomia” estetica e narrativa (precisamente resa dal montaggio espositivo negli ambienti di questa personale). Infatti, nell’incontro con il “cinema dell’incomunicabilità”, la fotografia di Appetito opera un sequenziale “sfondamento” dello spazio filmico, si sofferma sempre più sul dettaglio, fino ad arrivare a comporre una personale ritrattistica dei corpi, un lavoro perfetto sugli ambienti, un raffinato procedere di soggettive e primi piani. Appetito sa bene che Antonioni è un regista che lavora sull’evanescente, sul silenzio, sulle rarefazioni e non ultimo sull’impianto del pittorico come ulteriore spazio del vedere. E tutti questi elementi, compresa logicamente la matrice del visivo (che ritroviamo esemplare sia nello spaccato del bianco e nero e sia nella cromatura del colorico), respirano pienamente nella sua fotografia di scena. Insomma, quello che l’esposizione ci dona è un racconto fotografico che è giammai un agire da didascalica documentazione ma intima storia di un grande fotografo. Appetito, infatti, si muove con una razionale ansia di raggiungere un obiettivo tessendo una sua personale, precisa riflessione sul tempo cinematografico di Antonioni. E proprio questa “tensione” stilistica, questo suo particolare rapporto col tempo rende la sua fotografia estremamente amalgamata all’opera di Antonioni e al contempo “autonoma”. La trama fotografica di Appetito, nella sintesi dei 2 capolavori del cinema, riesce sempre a cogliere “l’idea” del lavoro cinematografico del regista ferrarese. Un’idea capace di sottolineare elementi precisi dalla vasta “invasione” di situazioni, spazi, architetture, volti, vuoti. Penso, ad esempio al taglio fotografico di Appetito nell’Avventura dove si sofferma ora sull’inquietudine degli attori e ora sulla luce luminosissima del film verso un paesaggio che tutto assorbe. Oppure sulle tematiche ambientali e post-industriali delle cromature a colori de Il Deserto rosso. E qui la “presenza” di Appetito diventa nodale, realizzando un racconto in blocchi di sequenza che non hanno bisogno di congiunzioni e diventano come un testo totalmente unitario e la “narrazione” di questa mostra ne è ulteriore espressione e sintesi. Ennesimo elemento compositivo del percorso espositivo lo si rintraccia nell’uso delle didascalie che accompagnano le opere. Un lavoro minuzioso, filologico che è aggiuntiva narrazione. Frasi, citazioni, frammenti di dialogo stralciati dai 2 film che da un lato sono un invito immersivo per lo spettatore e dall’altro ci sottolineano il ritmo e la laboriosità espressiva di questa mostra. Gli ultimi scatti, infine, possiamo leggerli come una sintesi e una prospettiva dove, in un perfetto cortocircuito espressivo, troviamo gli ultimi ritratti di Giuliana con il figlio, uno sguardo al “privato” (la Vitti con Antonioni) e un’eco di un frammento di un’intervista a Godard che ci apre un’immaginifica finestra verso un altro “dialogo”: la Nouvelle Vague, meno lontana da qui di quanto crediate.

La mostra aprirà al pubblico sabato 8 ottobre alle 10.30 e chiuderà il 13 novembre 2022

Eventi

Gli incontri, talk e cineforum, all’interno del Complesso San Michele sono a titolo gratuito.
Consigliata la prenotazione presso l’info Point del Complesso San Michele

Orari Mostra

– Dal lunedi al venerdì: 9.30-13.30 / 16.30-19.30
– Sabato e domenica orario continuato: 10.30-19.30

Biglietti Mostra

Intero: 8 euro

Ridotto: 5 euro ragazzi

Gratuito: per bambini e ragazzi fino ai 14 anni

Biglietteria

Complesso San Michele

Via S. Michele n. 10, 84122 Salerno

oppure su www.ticketsms.it

logo TicketSMS

Clarissa Baldassarri.
Un dialogo aperto.

In dialogo con le opere di Clarissa Baldassarri
a cura di Alessandro Demma

Di Alessandro Demma

La mostra Antonioni e Vitti: Una Storia d’amore e di cinema è il viatico attorno al quale si è voluto aprire un ulteriore dialogo tra i linguaggi della cultura contemporanea. Così, oltre al confronto tra Michelangelo Antonioni ed Enrico Appetito, Tempi Moderni ha deciso di coinvolgere l’artista Clarissa Baldassarri per costruire un dialogo aperto in cui l’artista marchigiana ha saputo condensare i suoi lavori con la poetica, l’etica e l’estetica cinematografica del grande regista ferrarese, con l’autonomia narrativa delle fotografie di Appetito, confrontandosi, contestualmente, con l’affascinante spazio espositivo del Complesso San Michele.
Il lavoro di Clarissa Baldassarri si muove tra i sentieri incerti delle percezioni sensoriali, negli spazi che circondano, avvolgono e riflettono il nostro corpo, nella dimensione fisica e spirituale con cui la nostra esistenza è costretta a confrontarsi costantemente. Quello costruito dall’artista è un universo pluripercettivo che definisce alcuni aspetti fondamentali del nostro “essere nel mondo”, un teatro “metasensoriale” in cui viene fortemente messa in scena la relazione tra l’artista, l’opera e lo spettatore, a partire dalla superficie progettuale e processuale di un pensiero che si fa forma e sostanza. Riflessione teorica e creazione visiva, quindi, s’intrecciano in uno spazio che non è rappresentazione della realtà, non si separa dalla vita ma è esso stesso realtà, spazio totale di ragionamenti e di tracce dell’esistenza, un “universo metaiconico” da esplorare, sempre pronto, però, ad abbandonare la realtà stessa delle cose per verificarne il valore simbolico.
Clarissa Baldassarri si addentra nei sentieri complessi che riguardano la questione dell’immagine che, nella nostra epoca, è diventata figura di grande interesse teorico, estetico e culturale, un sintomo che s’impone alla nostra attenzione nel momento attuale, quello del confronto del fenomeno dell’immagine sociale e antropologica, con l’immagine ormai diffusa e prodotta dall’universo mediatico che ha trasformato la società delle macchine in “società dell’immagine”. Questa definizione assume un significato complesso che percorre esperienze evolutive in campo tecnico e tecnologico e che mette in questione tutto il rapporto tra l’immagine e il suo culto, tra icona e idolatria.
Un dibattito sulle condizioni dell’icona, dell’immagine, che vive uno stato di iperconsumo e iperestetismo da un lato di simulacro, di fantasma dall’altro, che spinge a riflettere sull’abbandono del reale e sulla sempre più intensa ricerca del valore simbolico dell’essere umano. Come ha sottolineato Ernst Cassirer in Filosofia delle forme simboliche, l’uomo vive in un “universo simbolico” e il linguaggio, il mito, l’arte e la religione sono parti di questo universo, sono i diversi fili che “intessono la rete simbolica, il complesso tessuto dell’esperienza umana. L’uomo, così, non può più confrontarsi direttamente con la realtà: non può vederla, come era prima, faccia a faccia. La realtà fisica sembra recedere in proporzione a quanto l’attività simbolica dell’uomo avanza”.
Proprio su tali questioni si tesse la trama dell’arte di Clarissa Baldassarri, sulla riflessione e la messa in scena della dimensione iconica e aniconica dell’opera d’arte, sulle questione delle percezioni date da immagini, da trasparenze e cancellazioni, vuoti e pieni, da elementi sonori e trasposizioni visive, da una dimensione artistica che vive sempre in un bilico tra presenza e assenza, da concetti che abitano spazi, architetture, icone, rarefazioni e dilatazioni, vuoti fisici e simbolici che generano nuove energie, nuove forme e nuove dimensioni possibili.

RASSEGNA

Racconti del Contemporaneo VI Edizione

La tetralogia di Michelangelo Antonioni

Talk, letture, conversazioni

A cura di Alfonso Amendola

La scelta di lavorare sui temi della tetralogia di Michelangelo Antonioni (L’avventura 1959-60, La notte 1961, L’eclisse 1962 e Il deserto rosso 1964) ci ha spinto a rintracciare in questi suoi quattro capitoli filmici (che rivedremo in una ritrovata dinamica da cineclub cult) una serie di “punti di vista” che, seppur in maniera inevitabilmente parziale, possono essere sguardo e viatico per avvicinare (o per ritrovare) l’opera del regista ferrarese. Il nastro espressivo di Antonioni consiste nella consapevolezza della frammentazione comunicativa che si compie nella sua poetica con un’assoluta percezione del dolore e della realtà traducendosi in un cinema di grande innovazione e stile. Una delle sue dichiarazioni datata 1959 (che sembra essere indizio di partenza della sua quadrilogia) così presentava il suo obiettivo di cinema: guardare dentro l’uomo, quali sentimenti lo muovano, quali pensieri, nel suo cammino verso la felicità o l’infelicità o la morte”. Nella sua produzione cinematografica (e in particolare nella tetralogia) assistiamo a continue decostruzioni, deformazioni, colpi di scena emozionali, falsificazioni esistenziali, continui assalti al reale. E tanti altri elementi che rendono il cinema di Michelangelo Antonioni un’opera unica che cercheremo di raccontare nei nostri seminari. Cercheremo di raccontare gli scenari dell’inquietudine, le tensioni espressive del suo cinema, i destini della vacuità ma soprattutto i suoi personaggi ovvero quelle maschere sofferenti e negate, tante volte annegate dal vivere. Cercheremo di analizzare il tentativo profondo, che abita la sua tetralogia, del voler raccontare (attraverso, anche, la metafisica e l’incomunicabilità) il senso della vita e le lacerazioni del quotidiano. E qui si incuneano i seminari dei “Racconti del contemporaneo” centrati sull’immaginario cinematografico di Michelangelo Antonioni.

Il Team di questa edizione

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Presidente

Marco Russo
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Comitato Scientifico - VI Rassegna del Contemporaneo

Roberta Paltrinieri
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Sito web Mostra

Roberta Coralluzzo<br /> Alke Studio
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Presentazione eventi a Palazzo

Rosita Sosto Archimio
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Area Accoglienza e Guida

Luigi Maria Russo
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Direttore Scientifico e Comitato Scientifico VI Racconti del Contemporaneo

Alfonso Amendola
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Comitato Scientifico - VI Rassegna del Contemporaneo

Maria Passaro
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Social media

Annachiara Guerra
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Responsabile Sezione Libri

Maria Beatrice Russo
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Area Accoglienza e Guida

Giulia Greco
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Coordinamento e Organizzazione generale

Maria Paola Cioffi
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Grafica e comunicazione visiva

Emanuela Angrisani
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Social media

Maria Iemmino Pellegrino
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Relazioni con Università di Salerno

Daniele Battista
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Comitato Scientifico - VI Rassegna del Contemporaneo

Francesco Casetti
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Comunicazione, Progetto Scuole e Matinée

Barbara Cangiano
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Social media

Alfonso Giugliano
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Traduzione testi

Barbara Di Maio
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Comitato Scientifico - VI Rassegna del Contemporaneo

Giuseppina de Luca
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Contributi video e Sezione “Musica e Parole”

Carlo Pecoraro
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Grafica eventi social

Giovanna Martino
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Area Accoglienza e Guida

Roberta Citro
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Comitato Scientifico - VI Rassegna del Contemporaneo

Giacomo Manzoli
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Ufficio Stampa

Concita de Luca
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Area Accoglienza e Guida

Valeria de Santis
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Relazioni con Università di Salerno

Mario Greco

Come raggiungerci

I luoghi degli eventi

Mostra e rassegna realizzate grazie al sostegno di

Regione Campania

Vincenzo De Luca
Presidente della Regione Campania

Rosanna Romano
Direttore Generale per le Politiche Culturali e il Turismo

Comune di Salerno

Vincenzo Napoli
Sindaco di Salerno con delega alla Cultura

Fondazione Carisal – Fondazione Cassa di Risparmio

Domenico Credendino
Presidente

Ideate e curate da

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Marco Russo
Presidente

Alfonso Amendola
Direttore Scientifico

Maria Paola Cioffi
Coordinamento e organizzazione generale

Curatela per le opere di Clarissa Baldassarri: Alessandro Demma

Si ringrazia Tiziana Appetito – Roma

In collaborazione con

Archivio Enrico Appetito

Complesso San Michele Aedifica

Con il patrocinio di

Comune di Salerno
Salerno
Università degli Studi di Salerno
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