Martedì 31 Agosto ore 19.30
DAUNBAILO’ di Jim Jarmusch (1986)
Introduce Peppe D’Antonio
• CINEMA – Palazzo Fruscione (Salerno, Vicolo Adelberga 24)
• Ingresso gratuito, previa PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA, fino ad esaurimento posti.
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DAUNBAILO’
Regia di Jim Jarmusch. Con Tom Waits, Roberto Benigni, John Lurie, Nicoletta Braschi, Pruitt Taylor Vince, USA, 1986, durata 104 minuti
Presentato in concorso al 39esimo festival di Cannes, il film ha come protagonista Roberto (uno straordinario Benigni) che, in seguito a un omicidio involontario, finisce in cella con il dj truffatore Zack (Tom Waits, musicista, autore, attore e storico ospite del Chelsea hotel con Iggi Pop e Patti Smith) e lo sfruttatore di prostitute Jack (John Lurie). I tre, dopo l’evasione dall’istituto penitenziario, si ritroveranno di nuovo insieme in una casa nella foresta. All’interno c’è una ragazza italiana, Nicoletta. Tra lei e Roberto scocca fulmineo l’amore mentre i suoi due compagni riprendono il cammino, dividendosi appena il sentiero si biforca. La commedia noir, vincitrice di un premio ai Nastri d’argento, nelle prime nove settimane di programmazione ha incassato oltre un milione e mezzo di euro. “Il film nasce e cresce, quindi, in una specie di stato di continua febbrile alterazione durante il quale il gioco delle immagini si sovrappone a quello delle parole. Basti pensare alla filastrocca che Benigni continua a ripetere (I scream, you scream, we scream for ice cream). Questa peculiarità non sarebbe, in futuro rimasta estranea al cinema di Jarmusch per sua natura distante da qualsiasi aggancio “realistico” con la predilezione per un cinema “mentale”, mai cerebrale, che trova sede e comprensibilità solo attraverso un lavoro di depurazione dai canoni della quotidianità – si legge su Sentieri Selvaggi – Questo meticoloso lavoro ha condotto la sua filmografia su binari davvero inusuali. Jarmusch racconta storie di già scomparsi (Dead Man, Ghost Dog…) finali di partita, morti che raccontano. Immagini quindi come viatico per il racconto di chi non è più interessato a questo essere terreno, corpi che si dissolvono nella narrazione e nell’immagine, in quell’estetica della sparizione, come Canova (“Bianco e nero” n.3, 2000) definisce la sua poetica, mutuando da Virilio, che fa di Jarmusch uno degli autori che meglio ha realizzato quel cinema puro in cui il gioco e il nonsense svuotano di significato il quotidiano, quel cinema sospeso nella pacatezza del distacco, da qualsiasi materialità, quel cinema che vuole raccontare l’anima, più che il corpo. Un cinema in cui ci piace ritrovarci e che annulla nelle immagini qualsiasi possibile distanza temporale”. L’atmosfera neo-bit-noir, secondo la stessa definizione del regista, rimanda per certi versi all’umorismo di Buster Keaton. La colonna sonora è a cura degli stessi protagonisti, Waits e Laurie.