La Mostra

LAMPI DI GENIO. Philippe Halsman

di Alessandra Mauro
Curatrice mostra

 

Le opere fotografiche di Philippe Halsman sono il perfetto equilibrio quasi alchemico di forze opposte tra soggetto e personaggio. Per ogni sessione di posa riesce a mettere in campo intense e folgoranti drammaturgie, piccole e grandi, che ancora oggi colpiscono per intelligenza e freschezza.

Pochi come Philippe Halsman hanno impresso alla fotografia di ritratto un impulso così importante al punto da istituire un proprio stile, inaugurare una cifra e un metodo, che è poi quello del ritratto psicologico, da cui non è più possibile derogare.

La storia di Halsman è quella di un autore in grado di lavorare, come dice il titolo di un suo celebre libro, tra sguardo e introspezione, sight and insight, intuizione immediata, lampi di genio, e pratica acquisita nel tempo.

Ma la sua è anche la storia di uomo europeo che ha vissuto sulla propria pelle i drammi del secolo trascorso da poco, la guerra, il razzismo, l’odio e la segregazione.

Halsman è affascinato dalla capacità della fotografia di suggerire la personalità dei soggetti evocandone la vita, ma anche

solo un aspetto dell’esistenza o del lavoro. Ma anche la metafora e l’intera gamma di figure retoriche utili per rendere il discorso visivo vivace, leggero ma ponderato, nuovo.

Complici di questo gioco, nelle fotografie i soggetti guardano negli occhi il loro carnefice, il fotografo, che con gentilezza irremovibile cerca di frantumare la loro immagine stereotipata, di stravolgere le consuetudini e rivelare qualcosa di diverso, di inatteso, di attuale e profondo.

Ogni sessione di posa diventa quasi una seduta di psicoterapia e ogni performance è un risultato, un traguardo, uno svelamento e un’occasione di conoscenza, non solo per il fotografo ma, senz’altro, per il fotografato. Così Philippe Halsman riesce a muoversi tra la verità e la finzione, tra l’impostura del personaggio e la realtà della persona, con una leggerezza sopraffina, creando immagini come veri arabeschi di identità per chi vuole provare l’emozione di stare davanti al suo obiettivo (magari anche saltando) e per chi, come noi, può ora emozionarsi guardando, uno dopo l’altro, quei ritratti, scavando insieme al fotografo la prima superficie, quella della maschera pubblica, per arrivare a qualcosa di più intimo, più vero:

“Il risultato finale è un’altra superficie da penetrare, questa volta grazie alla sensibilità di chi guarda. Spetta infatti a lui decifrare l’inafferrabile equazione tra il foglio di carta fotografica e la profondità dell’essere umano”.  (Philippe Halsman)

BIOGRAFIA

copertina brochure

Philippe Halsman

Nasce il 2 maggio 1906, a Riga, in Lettonia. Il padre, Max Halsman, è dentista e la madre, Ita Grintuch, preside di un liceo.

Nel 1921 inizia a fotografare la famiglia e gli amici con la macchina fotografica del padre. Dopo il diploma, si iscrive alla Technische Hochschule di Dresda, per studiare ingegneria elettrica.

Nel 1928 viaggia con la famiglia sulle Alpi tirolesi vicino a Innsbruck, in Austria. Durante un’escursione suo padre viene derubato e ucciso. Philippe è falsamente accusato della sua morte, ed è rapidamente processato e condannato. Sconta 2 anni di prigione e il suo caso attira l’attenzione internazionale: importanti intellettuali e scienziati difendono la sua innocenza.

Viene rilasciato nell’autunno del 1930 e si ricongiunge con il resto della famiglia a Parigi. Qui continua a vivere e lavorare come fotografo. I suoi lavori appaiono su Vogue, VU e Voilà e apre uno studio per ritratti con camera oscura a Montparnasse.

Nel 1940 la famiglia si trasferisce a New York per fuggire dalle persecuzioni naziste. Philippe, dopo diverse complicazioni riesce a ottenere un visto con l’aiuto di Albert Einstein, e parte anche lui per gli Stati Uniti. Un anno dopo incontra Salvador Dalí con cui inizia un sodalizio artistico che durerà 37 anni.

Nel 1943 si trasferisce in uno studio di artisti nella West Sixty-Seventh Street a Manhattan, dove vive e lavora per il resto della vita. Inizia a viaggiare in California dove svolge i primi incarichi a Hollywood per Life, fotografando Humphrey Bogart, Lauren Bacall, Frank Sinatra, Ingrid Bergman, Bette Davis, Judy Garland e altri.

Nel 1945 viene eletto primo presidente dell’American Society of Magazine Photographers (ASMP).

Continua a lavorare a stretto contatto con il mondo delle arti performative realizzando un reportage sulla ballerina e coreografa Martha Graham e la sua compagnia di danza. In seguito arriva la grande occasione di ritrarre la persona che gli ha permesso di sfuggire alle persecuzioni: nel 1947 ottiene il permesso di ritrarre Albert Einstein a Princeton.  Qualche anno dopo, nel 1951, torna in Europa e fotografa Chagall, Churchill, Matisse, Sartre, Brigitte Bardot, Anna Magnani e molti altri. In quell’anno, accetta l’invito di David Seymour a entrare a far parte di Magnum. I riconoscimenti per il suo lavoro continuano ad arrivare e viene scelto tra i “World’s Ten Greatest Photographers” dal Popular Photography Magazine nel 1958. L’anno seguente esce uno dei suoi libri più famosi: Jump Book, il libro dei salti.

Nel 1960 si reca in Russia per fotografare i più importanti artisti, scrittori, ballerini e politici sovietici.

Nel 1962 si unisce a Irving Penn, Richard Avedon, Alfred Eisenstaedt e altri per formare la Famous Photographers School.

Tanto è diventata importante quella sua maniera di fotografare le persone e la relazione che stabilisce con il soggetto, che nel 1971 gli viene data la possibilità di tenere il corso di “Ritrattistica psicologica” presso la New School di New York, dove insegnerà per i successivi cinque anni.

Nel 1975 riceve il “Life Achievement in Photography Award” dell’American Society of Magazine Photographers (ASMP).

Purtroppo a partire dal 1976 iniziano i problemi di salute a seguito dei quali decide di vendere la propria collezione a George Rinhart (la famiglia Halsman la riacquisterà nel 1987).

Nel 1979 su invito di Cornell Capa, cura e organizza con questi una mostra completa del suo lavoro all’ICP – International Center of Photography, che viaggerà attraverso gli Stati Uniti per i successivi otto anni.

Muore il 25 giugno 1979 a New York.

Biglietti Mostra Palazzo Fruscione

Intero: € 10,00

Ridotto: € 8,00 under 25 (13-25 anni), persone con disabilità, gruppi (min 20 persone)

Ridotto speciale scuole: € 5,00

Open: € 12,00 (possibilità di visitare la mostra in un giorno a propria scelta e nell’orario desiderato, saltando le eventuali code)

Ingresso gratuito: minori di 13 anni, 2 insegnanti accompagnatori per classe, guide turistiche italiane munite di tesserino di abilitazione, giornalisti con tesserino ODG previo accredito presso l’Ufficio Stampa, 1 accompagnatore per persone con disabilità che presentino necessità e regolare documentazione.

Leggi le FAQ – Domande frequenti

Orari Mostra

Palazzo Fruscione:

Martedì – Venerdì
ore 9.30 – 13.30 / 16.30 – 20.30

Sabato e festivi
ore 10.30 – 20.30

*20 aprile (Santa Pasqua) 10.30 – 13.30, 16.30 – 20.30
*21 aprile (lunedì in albis), 25 aprile, 1 maggio, 2 giugno: orario continuato 10.30 – 20.30
Lunedì chiuso (salvo aperture straordinarie su richiesta, per scolaresche e gruppi)

Biglietteria mostra

Palazzo Fruscione

Vicolo Adelberga 24, 84121 Salerno

e online su:
logo VIVATICKET

Palazzo Fruscione - disegno © Roberta Coralluzzo

Palazzo Fruscione

Mostra Diffusa: sedi e orari

Ingresso gratuito

Per aperture straordinarie dei luoghi della mostra diffusa, consultare i singoli siti web ufficiali

Complesso di San Pietro a Corte (Ipogeo e Cappella di Sant’Anna)
Larghetto S. Pietro a Corte 8, Salerno
Da martedì a domenica: 10.00 – 18.30 (ultimo ingresso ore 18.00) – lunedì chiusura

 

Palazzo Guerra (Corte di Palazzo di Città)
Via Roma, Salerno
Da lunedì a venerdì: 9.30 – 12.30, 15.30 – 18.30; sabato: 9.30 – 12.30 – domenica chiusura

 

Archivio di Stato (salone delle Esposizioni e Cappella di San Ludovico)
Largo Abate Conforti 7, Salerno
Lunedì e venerdì: 8.00 – 14.00; da martedì a giovedì: 8.00 – 17.00; sabato e domenica chiusura

Monastero di San Nicola a Palma (Chiostro della Fondazione Ebris)
Via Salvatore de Renzi 50, Salerno
Da lunedì a venerdì: 9.00 – 17.00 –   sabato e domenica chiusura

 

Teatro Giuseppe Verdi (Foyer)
Piazza Matteo Luciani 1, Salerno
Visitabile in occasione degli spettacoli

 

Palazzo Ruggi d’Aragona (Scalone) – via Torquato Tasso 46, Salerno
Dal lunedì al venerdì: ore 8.00 – 18.00

Palazzo Guerra - disegno © Roberta Coralluzzo

Corte di Palazzo Guerra del Comune di Salerno

Archivio di Stato - disegno © Roberta Coralluzzo

Salone delle Esposizioni e Cappella di San Ludovico dell’Archivio di Stato di Salerno

Fondazione Ebris - disegno © Roberta Coralluzzo

Chiostro del Monastero di San Nicola della Palma | Fondazione Ebris

Palazzo Ruggi d'Aragona - disegno © Roberta Coralluzzo

Scalone monumentale di Palazzo Ruggi D’Aragona

Teatro Giuseppe Verdi - disegno © Roberta Coralluzzo

Foyer del Teatro Giuseppe Verdi

San Pietro a Corte - disegno © Roberta Coralluzzo

Ipogeo e Cappella di Sant’Anna in San Pietro a Corte

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